Per una lira è il titolo di una canzone di Lucio Battisti che comincia così: Per una lira io vendo tutti i sogni miei. E poi la voce a strisce di Battisti racconta la storia di qualcuno che a malincuore si distacca da una parte di sé. Ascoltandola, ho sempre pensato a chi scrive. In particolare agli esordienti. Chi, per la prima volta (e spesso per una lira) consegna il proprio destino al mondo. Nell’incertezza e nell’imprecisione, un esordio insegna a scrivere più di un capolavoro (anche quando le due cose coincidono: David Foster Wallace, La scopa del sistema, 1987). Per una lira è uno spazio dove leggendo le nuove voci della narrativa, italiana e straniera, metteremo in luce alcuni aspetti di un romanzo legati al gesto dello scrivere per la prima volta, ovvero alla scoperta della propria voce.
Alessandra Minervini, scrittrice, editor e writing coach. Il suo primo romanzo si intitola Overlove, LiberAria 2016. Il suo sito è alessandraminervini.info. Qui gli articoli pubblicati su exlibris20.
Daniella è una ragazza italo-giamaicana di sedici anni, vive in un paesino a metà strada tra Roma e Perugia e ha un rapporto complicato con i propri genitori. Da una parte la rabbia verso il padre, Dylan, sempre in corsa verso i propri desideri; dall’altra l’aperta ostilità con la madre, Linda, troppo dipendente dall’amore verso suo padre. Oltre al colore della pelle, Daniella ha poi ricevuto dal padre un dono difficile da gestire: la capacità di vedere il futuro delle persone e di percepirne i desideri più profondi.
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Lucia ha sedici anni ed è innamorata di Adamo, detto Mad, l’idealista. Mad è pazzo di Lucia. Ma ciò che la vita unisce, la vita divide. Lucia si trasferisce a Milano, diventa giornalista e poi direttrice di un magazine femminile. Adamo resta a Roma, segue le orme del padre e si perde: non ama fare l’avvocato, anche il suo matrimonio è un fallimento.
Venticinque anni dopo, con un messaggio su Facebook e una telefonata, Mad ripiomba nella vita di Lucia. Ha bisogno di parlarle di persona. È insistente. Ha una proposta di risarcimento per lei. E Lucia, cosa vuole? È disposta ad assecondarlo? A ribaltare la sua vita per dargli una mano? Rinuncerà a Dario e alle sue figlie? Quanto forte può mai essere il primo amore? A volte la risposta si trova nel colore di un fiore.
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Lezione n. 38
Scrivere l’adolescenza
(parte seconda)
Di quanto l’adolescenza possa essere la suggestione perfetta, per molti esordienti, ne ho scritto a proposito di Adorazione: un esordio ce ha fatto ben parlare di sé, fino ad arrivare alla selezione dello Strega. Non è dunque soltanto un caso che abbia letto, quasi contemporaneamente, due romanzi d’esordio in cui si indaga l’adolescenza come argomento ma anche come scintilla narrativa. In entrambe le storie, la vicenda ruota intorno alle scelte e agli errori, alle paure e alle incombenze dei protagonisti in età adolescenziale. L’adolescenza è un’età complice, per quel suo essere un limbo buffo e tragico nello stesso tempo. Questo limbo è abitato dal desiderio; il movente affettivo più fertile per dare ai personaggi non solo una vita ma anche una volontà. In particolare, come suggerisce già il titolo, succede nel primo romanzo di Marilena Votta, Stati di desiderio. È la storia di Daniella, una sedicenne italogiamaicana che fa i conti con le prime esperienze sessuali. La scrittura di Votta restituisce con intensità evocativa stati d’animo e compromessi sentimentali della ragazza; una scelta narrativa che dà per assodata una piccola certezza che riguarda il punto di vista di un’adolescente in una storia: la spudoratezza.
«Avevamo fatto l’amore per quanto fosse possibile farlo, spingendo i nostri corpi quasi fino a farci male, interrompendoci solo per dormire qualche minuto. O per mangiare una fetta dorata di pane e confettura di albicocche fatta in casa, spessa e brunita, diversa dalle marmellate del supermercato. Le ciliegie che mi faceva scivolare tra le labbra, fermandosi un istante come se stesse valutando se ero stata abbastanza brava da meritarmele, e che poi mi faceva rotolare addosso prima di mangiarle, con uno scatto secco dei denti, mentre io tentavo di afferrarle scalciando e sbuffando. Il tempo d’oro delle nostre risate.»
Il punto di vista di un’adolescente è tanto attraente esattamente quanto accade nella vita reale. Per certe storie l’adolescenza è l’origine di tutto; ogni scoperta prima di acquisire una forma adulta, vive nell’adolescenza. Chi vede l’atto di scrivere come un limbo non può che spanciarsi felice dentro personaggi che non sono ancora adulti, non sono più bambini e possono quindi essere tutto ciò che chi scrive vuole. Daniella è desiderio allo stato puro. Il suo amore per Mauro, uomo molto più grande di lei, è un sentimento sbagliato eppure giusto anzi perfetto per raccontare la storia di una ragazza alla ricerca disperata della donna che vuole essere rispetto alla donna che le diranno di fare. A sedici anni Daniella degli spiriti ha il dono di sentire la vita degli altri, di percepirne agitazioni e senso, di empatizzare con chi è così vicino a lei da averla abbandonata.
«Non capisco e non capirò mai perché la gente si mette queste catene al collo e decide di chiamarle amore. Non ne ho idea. Chiamatelo come vi pare ma non amore, vi prego»
L’adolescenza come comfort zone letteraria si potrebbe scrivere davvero un saggio letterario, anche perché la fluidità adolescenziale se per chi scrive è manna dal cielo creativo nella vita vera è tutto il contrario. Una acclamata comodità in cui immerge scrivere l’adolescenza è il contesto delle storie. Tutte per una: la famiglia disfunzionale. Che viva o meno in casa con i genitori, che li abbia ancora o che non ci siano più, un personaggio nel pieno della sua adolescenza ha un conflitto famigliare. Il conflitto è un argomento indispensabile per entrare nella storia di Lucia e di Adamo, protagonisti di Madonna libertà l’esordio di Dionisi. Anche qui l’adolescenza e le sue sfumature sono la scintilla principale della narrazione, ma il punto di vista è spostato rispetto alla storia precedente. Adolescenti Lucia e Adamo lo sono stati, nei primi anni Novanta, quando lei, una ragazza romantica e interrotta come un verso dei Nirvana, si innamora di lui (detto Mad e il motivo della sua giovane follia lo si comprende subito) e accetta di scavalcare la vita adolescente e buttarsi in quella adulta, andando a vivere insieme. Qui l’adolescenza non è l’età della ragione irragionevole ma dell’impazienza che resta irrisolta hanno ancora da fare i conti e quando Adamo cerca Lucia venticinque anni dopo essersi persi di vista. È in quel momento che l’adolescenza diventa più di una scintilla e un punto di vista, diventa lo sguardo, la visione principale sulle cose.
«La sofferenza non si può accumulare più di tanto; alla lunga o soccombi o vai oltre. Io sono andata oltre.»
Quando i due hanno ormai quarant’anni l’adolescenza non esiste più, se non nelle forme di incomprensione umana, negli sguardi spezzati dal tempo, nelle scelte inesplose. Piace la scelta di Dionisi di aver preso quest’età indefinita e averla allargata e spostata e resa complice non solo di una storia ma di una generazione che scrive mangiandosi le vocali, conta i like sui social ma non dimentica il valore del tempo che scorre né della sua affascinante imprevedibilità.
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