Volevo dirti una cosa, che può sembrarti folle, ma pazienza.

Leggere è un po’ come bere del vino.

Hai presente quando quelli che ne capiscono di vini ti dicono che dentro ci trovano il retrogusto di frutti di bosco, di noci, di legno, di foglie e dell’anima di qualcuno?

Che alla fine te lo dicono talmente bene che, quantomeno i frutti di bosco, li senti anche tu?

Ecco. Leggere è così.

Voglio parlarti di Overlove di Alessandra Minervini, edito da LiberAria.

E di questo ti parlo. Ma non solo.

Sarebbe impossibile.

La voce è l’ultima cosa che se ne va quando una persona sparisce, non si dimentica.
Le parole diventano una lingua perduta ma le storie che ha raccontato continuano a esistere, mettendo alle strette chi rimane.

In questa storia, che ha il potere di sprofondare fino alle parti inesplorate, nascoste e temute, ci sono Anna e Carmine. C’è un amore forte e confuso, c’è un legame che non avrebbe dovuto o potuto nascere. Ci sono B&B, Bowei e Blondie, giovani a tutti i costi.

C’è la musica.

Ci sono personaggi che sono caratteri con le gambe.

Ci sono moltissimi avrei dovuto fare ed avrei voluto essere, che sono proprio le cose che a me fanno male come un punteruolo nel petto, per il loro essere diretti, spietati e veri.

Per il loro costringerti a guardarti.

Più che delle parole mi son trovata davanti a dei veri e propri momenti di vita.

Quelli degli arresti per capire come ripartire.

La felicità arriva da una mancanza. Se non ti manca mai niente non sei mai felice.

Ed ecco che mi è apparso il frutto di bosco degustando il vino.

Esattamente in questo punto ho incontrato di nuovo, dopo qualche anno, Goliarda Sapienza, la sua L’arte della gioia e quella frase maledettamente perfetta di Modesta “Come potevo sapere che la felicità più grande era nascosta negli anni apparentemente più bui della mia esistenza?”.

Cavoli, questa bevuta va sempre più giù. Non si ferma né dinnanzi al petto né allo stomaco.

Cavoli Minervini, l’hai fatta più grossa di quanto pensassi.

Mi hai confusa con Overlove, con questo titolo pop, con il disco in copertina.

Pensavo di trovarci una storia d’amore, di vario genere e grado, ed invece ci trovo i grandi dilemmi da cui scappiamo per rendere leggero, di tanto in tanto, questo vivere.

E poi la scrittura, con i finali sospesi, con i periodi che ti conducono alla prosecuzione.

Se tutti avessimo un modo identico e totalitario di concepire l’amore, il mondo sarebbe un posto assurdo. Ma bello. A forza di baci, saliva, mani pruriginose e succhi genitali saremmo in grado di generare una forma di energia alternativa (…) Perfino la questione del lavoro sarebbe sistemata una volta per sempre. Tutti converrebbero che lavorare non serve a niente.

Se non ad interrompere l’amore.

Overlove lo devi leggere per tre motivi:

  • Per metterti alla prova trovando i retrogusti;
  • Per capire che non sei solo nella tua vita imperfetta
  • Perché la Minervini sa scrivere. Cazzo se lo fa.

Cin cin.

Natalia Ceravolo

 

Natalia Ceravolo ha scritto anche su:
Valeria Parrella
Mordecai Richler
Domenico Dara