Siamo nella tundra canadese, nella parte nord della provincia di Manitoba, verso la baia di Hudson. Una infinita pianura e il villaggio di Lastville come una lunga fila di case voltate verso il mare.
Qui vive una italiana, Linda, giunta 10 anni prima con il marito Carlo, biologo impegnato in un progetto di ricerca sui cambiamenti climatici che influenzano la vita degli orsi bianchi. Pur tra evidenti difficoltà di adattamento al clima la coppia rimane, ma Carlo muore dopo due anni per un infarto improvviso e Linda decide di restare.
La vita della donna è una vita di solitudine ma arricchita da una intensa amicizia con Philip.
La tranquillità del villaggio è sconvolta dalla scomparsa di Desirè, una ragazza che si è allontanata da sola, dopo aver lasciato la sorella Molly, per dirigersi verso il bosco.
Da qui parte tutta la ricerca della giovane e il lento formarsi di un giallo che intreccia tutto il romanzo, ma soprattutto l’emergere di vecchi rancori familiari, di verità nascoste, di rapporti mai chiariti all’interno di alcune famiglie che conducono ad un precipitare di eventi sino alla caccia del mostro e a un tragico epilogo. Pregiudizi che si riveleranno infondati incrineranno il quieto vivere di Lastville.
L’altro tema che intesse tutta l’opera sono le relazioni che Linda costruisce con gli abitanti del villaggio: una donna forte, generosa, disponibile anche se un po’ rude e troppa solitaria. Molto acuta nell’analisi dei fatti alla fine della storia decide di lasciare Lastvillage, perché dichiara “mi sono sentita un’ospite qui, ben voluta, ma pur sempre un’ospite”. Ma la verità è che in quel luogo così duro per la vita degli umani, anche i nativi, dice Linda, “sono ospiti, è un luogo non per gli essere umani e dove ogni forzatura ha un prezzo da pagare”. L’incontro con Roland potrebbe farci presagire una evoluzione nella sua vita ma questo non accade.
Altro elemento che caratterizza la narrazione è il rapporto che Linda instaura con gli animali. C’è una sensibilità che rende unici alcuni momenti della storia.
In particolare, non solo gli orsi bianchi che sono l’oggetto dei tour organizzati in primavera, ma l’incontro con la volpe artica, che ritroviamo nella immagine di copertina del libro. Linda riesce a superare la diffidenza dell’animale, fa capire che non è un predatore. Un lento avvicinarsi all’animale che viene raccontato con molta poesia, caricando le frasi di tutta l’emozione che deriva da quel contatto.
La stessa giovane volpe andrà poi a salutare Linda davanti casa, creando stupore nella donna che si domanda come abbia fatto a ritrovarla. Linda e la volpe si guardano negli occhi e quello sguardo lo porterà con sé per tutta la vita e nei suoi sogni.
Sotto la neve di Manuela Repetti è un libro che partendo dallo schema del giallo, della ricerca di Desirè e di un colpevole della sua scomparsa, ci conduce in una ambientazione decisamente inedita per il romanzo italiano e ci regala un bel personaggio femminile.
Patrizia Bellardone
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