Pubblichiamo tre-quattro opere l’anno perché vorremmo che ognuna rappresenti un piccolo evento letterario, una tappa imprescindibile del nostro percorso”. Giovanni Turi presenta così la sfida di TerraRossa Edizioni che, nel maggio del 2017, ha dato alle stampe i suoi primi quattro volumi. “Ha destato molta curiosità l’idea di riproporre anche testi già pubblicati e ormai introvabili, in controtendenza rispetto al mercato che pretenderebbe di far diventare i libri effimeri beni di consumo. Se siamo sulla strada giusta – aggiunge – lo scopriremo tra qualche anno, intanto raccogliamo i tanti apprezzamenti già ricevuti e andiamo avanti”. A una collana di inediti (Sperimentali) che esplorano le possibilità del linguaggio senza rinunciare alla narrazione, ne è stata infatti affiancata un’altra (Fondanti) di riedizioni di testi recenti inspiegabilmente fuori commercio. Al fianco di Turi, che cura la direzione editoriale (ma anche l’editing, la distribuzione e tanto altro ancora), ci sono Elena Manzari per la comunicazione, Stefano Savella e Tiziana Giudice in redazione, Francesco Dezio per le illustrazioni di copertina, Marianna Carabellese per la logistica “e tante altre persone che in un modo o nell’altro stanno dando il loro prezioso contributo”.

Da dove nasce il nome della casa editrice?

Dal desiderio di essere nutrimento per i nostri lettori. Sul perché, poi, questa terra sia rossa, beh, basta venirsi a fare un giro nel cuore della Puglia, dove la casa editrice ha sede, per capire.

Nella presentazione, contenuta nel vostro sito, parlate spesso di innovazione e, comunque, di necessità di battere strade che escano dai soliti schemi. Qual è l’elemento che vi distingue in un settore da tempo in difficoltà?

Preoccuparci innanzitutto degli aspetti letterari, senza curarci eccessivamente di quelli commerciali. Il “mercato” è spesso capriccioso e imprevedibile, meglio allora concentrarsi su un progetto culturale, un’idea di narrativa che possa aver senso a prescindere dai numeri, ché tanto sono comunque esigui per tutti.

Come scegliete e selezionate i vostri autori?

Setacciamo le opere che ci vengono spontaneamente proposte dagli autori, ma anche quelle suggeriteci da agenzie e consulenti editoriali. Per quanto riguarda la collana Fondanti, devono essere opere che abbiano avuto un significato particolare nel percorso di autori di valore e/o che abbiano in qualche modo rinnovato il panorama letterario nazionale. Per gli inediti della collana Sperimentali ci interessano invece lo stile, che deve essere riconoscibile, e la capacità di coniugare narrazione ed esplorazione in tutte le sue declinazioni e quindi, per indicarne qualcuna, interiore, realtà sociale e immaginario.

Crede che ha ancora senso investire nell’editoria?

Sul piano economico temo che non abbia alcun senso. Basti pensare, per esempio, che molte case editrici si stanno reinventando come enti di formazione. Si tratta piuttosto di un altro tipo di investimento che riguarda la consapevolezza con la quale stiamo al mondo e utilizziamo gli strumenti espressivi. E poi, se sapremo ridare valore alla specificità dell’intrattenimento letterario, forse recupereremo anche qualche lettore.

Chi, come voi, investe prima di tutto sui propri scrittori e non ne fa un discorso esclusivamente commerciale, l’editoria a pagamento è vista spesso come il male assoluto.

Non credo sia un male, a patto che non venga confusa con l’editoria di progetto. La prima si avvicina di più al concetto di tipografia ed è volta a soddisfare l’ambizione e la vanità di chiunque scriva, la seconda cerca di trasmettere delle idee e di offrire delle esperienze ai lettori, individuando chi, oltre a saper scrivere, abbia talento e qualcosa di significativo da esprimere.

Crede che carta e digitale conviveranno ancora a lungo?

Non saprei, ma mi piace pensare che la convivenza possa andare avanti, cercando magari di sfruttare al meglio le potenzialità di ciascun canale. Spesso vedo invece opere stampate sempre più rozzamente o e-book privi di qualunque rimando multimediale.

Vendere libri è sempre più complicato, e non solo per una questione di prezzo. Spesso l’offerta è talmente vasta e variegata che diventa anche difficile trovare uno spazio utile in libreria. TerraRossa Edizioni come promuove la sua attività e i libri dei suoi autori?

Mi sembra giusto premettere che non credo sia un problema di prezzo: rinunciando all’ultimo modello di iPhone si potrebbe allestire un intero scaffale di libri. Noi cerchiamo di essere presenti sui social network, di promuovere i nostri testi attraverso i blog letterari che stimiamo, di partecipare alla principali fiere dell’editoria, magari condividendo gli stand, i cui costi sono davvero esagerati, con altri marchi che ammiriamo. Molto però fanno anche i lettori e i librai che ci apprezzano e rilanciano a loro volta le nostre opere con il passaparola.

Intervista a cura di Marco Grasso

L’intervista precedente di Marco Grasso:
#ED13 La casa editrice che non ha paura dei racconti
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