Numero 13 | Ottobre 1998

Mittner amava poco questo racconto, mi è parso di capire. Al punto da relegare il ciclo intero di cui esso fa parte, il trittico giovanile Tre donne, ai margini estremi della produzione musiliana. Non è la sede opportuna per una disanima puntuale di un simile atteggiamento, posto che se ne fosse all’altezza. Ma l’istinto suggerisce di inserire questo lavoro e probabilmente anche il primo della triade, Grigia tra i risultati più alti della letteratura di questo secolo.

Il nucleo tematico de La Portoghese è lo stesso intorno al quale si sviluppano gli altri due racconti: l’incomunicabilità tra i sessi, il mistero trascendente e insondabile della «diversità» tra uomo e donna; l’«abissale superficialità» dell’animo, femminile, già scandagliata nel profondo da altri autori austrotedeschi di quegli anni, come Kraus, Weininger e Werfel. Come sempre in Musil, la trama è quasi un puro pretesto: un fondale statico e neutro su cui si stagliano, di volta in volta, le ombre del dubbio, dell’incanto, del raziocinio dialettico e dell’accensione poetica.

Il retroscena storico, tuttavia, costituisce un unicum nella produzione dell’ autore: siamo nel medioevo altoatesino, in una delle fasi più cruente della lotta per le investiture tra clero imperiale e aristocrazia guerriera. Il sanguinario, tenacissimo barone Von Ketten, la cui famiglia è in lotta da generazioni contro il vescovo di Trento, ha da poco impalmato una bellissima nobildonna portoghese, taciturna e imperscrutabile, dedita in segreto a pratiche di stregoneria. Ma la relega per anni nel suo castello sulle Alpi, concentrando tutte le proprie energie sull’esito del conflitto. Solo al termine di esso, ridotto allo stremo delle forze da una febbre misteriosa e maligna contratta nel viaggio di ritorno, si accorge del fascino austero e inquietante che promana dalla personalità della donna. Un ospite sconosciuto, che si professa amico d’infanzia della baronessa, si aggira frattanto indisturbato tra le mura del castello. Due misteriosi animali, un lupo e un gatto, fanno irruzione in quei giorni nella vita della piccola corte. La portoghese dispone che siano allevati e uccisi, per propiziare la guarigione del marito. Ma l’uomo si sente ormai straniero nella sua magione, denudato della sua virilità, compulsato da forze invincibili e occulte che ne paralizzano il volere: è il tema del «Geschehen», del muto e inesorabile «accadere», caro alla poetica del primo espressionismo, ma già a suo tempo esplorato dai romantici. Il corso della cose si presenta a una svolta solo quando, ancora febbricitante, il barone decide di scalare la parete di roccia che sorregge il castello, sottoponendosi a una sorta di prova ginnico-iniziatica. Quando si cala nella stanza di sua moglie, convinto di trovarvi il rivale e risoluto ad ucciderlo, quello è fuggito senza lasciare traccia.

L’impianto «gnostico», esoterico, intensamente simbolico e allusivo del racconto rimanda agli antichi misteri isiaci: Von Ketten-Osiride, una sagace e ardita personificazione dell’Impero austro-ungarico alla vigilia della grande guerra, è ormai giunto al culmine della sua potenza; non gli resta che tramontare lentamente fino a morire, in vista di una rigogliosa rinascita. Ma perché ciò sia possibile dovrà ricongiungersi con il suo doppio eterico, lunare, la regione femminile del suo essere – quella artistico-speculativa, si potrebbe azzardare… -. Il quarto e ultimo grado di iniziazione ai misteri egizi era appunto «il viaggio attraverso l’aria», «la scalata alla statua di Iside preceduta dall’attraversamento dell’Ade». L’allegoria alchemica del Sole e della Luna sarà ripresa in Austria, proprio in chiave politica, da un eminente scrittore del dopoguerra, Christiasn Osterloh.

Ma ciò che seduce e sbalordisce nella scrittura di Musil, al di là del contenuto, è la sua spaventosa «densità». Messa a confronto coi risultati flebili e sciatti di certi «minimalisti» di maniera ancora in azione, la consistenza di questo tipo di prosa vanta lo stesso scarto che il mercurio può avere sull’acqua distillata; al punto da porsi come un ottimo antidoto contro il veleno dell’adesione autocoercitiva agli standard del proprio tempo.

Data la modica quantità di composto da assumere – neanche quaranta pagine! -, l’ipersensibilità accertata verso di esso non costituirà un deterrente definitivo. Sperando che la nota casa farmaceutica Einaudi, avendo da poco varato la ristampa, si decida anche ad assicurare una distribuzione più adeguata del prodotto in questione.

Emiliano D’Angelo

 

Biografia di Robert Musil

Scrittore austriaco. Compì gli studi liceali a Brno. Nel 1901 divenne ingegnere meccanico, nel 1904 si trasferì a Berlino, dove seguì corsi di psicologia sperimentale e di filosofia, laureandosi nel 1908 con una tesi su Mach. Dopo l’esperienza della guerra lavorò come bibliotecario, redattore editoriale, impiegato del ministero per la propaganda alle truppe. Dal 1923 si dedicò esclusivamente alla letteratura. Nel 1931 lasciò Berlino e tornò a Vienna. Nel 1939 si rifugiò a Ginevra dove visse in dignitosa povertà fino alla morte che lo colse improvvisamente mentre lavorava al suo capolavoro incompiuto, “L’uomo senza qualità”. Tra le opere precedenti: “Incontri” (1911), “Tre donne” (1924), “Vinzenz e l’amica degli uomini importanti” (1923).
Fonte ibs.it

 

Il libro oggi

Robert Musil
Tre donne
Einaudi, 2009
Collana: Letture Einaudi
Traduzione di A. Rho
212 p., brossura

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