Per una lira è il titolo di una canzone di Lucio Battisti che comincia così: Per una lira io vendo tutti i sogni miei. E poi la voce a strisce di Battisti racconta la storia di qualcuno che a malincuore si distacca da una parte di sé. Ascoltandola, ho sempre pensato a chi scrive. In particolare agli esordienti. Chi, per la prima volta (e spesso per una lira) consegna il proprio destino al mondo. Nell’incertezza e nell’imprecisione, un esordio insegna a scrivere più di un capolavoro (anche quando le due cose coincidono: David Foster Wallace, La scopa del sistema, 1987). Per una lira è uno spazio dove leggendo le nuove voci della narrativa, italiana e straniera, metteremo in luce alcuni aspetti di un romanzo legati al gesto dello scrivere per la prima volta, ovvero alla scoperta della propria voce.

Alessandra Minervini, scrittrice, editor e writing coach. Il suo primo romanzo si intitola Overlove, LiberAria 2016. Nel 2021 pubblica Una storia tutta per sé. Raccontare se stessi per essere (più) felici con la casa editrice Les Flâneurs Edizioni. Il suo sito è alessandraminervini.info. Qui gli articoli pubblicati su exlibris20.


Francesca Zupin, Salvamento, Bollati Boringhieri 2022

Giulio è un tredicenne gracile e appassionato di libri quando, in una lunga estate condivisa al campeggio, si innamora di Stella, figlia della nuova compagna del padre vedovo. Stella è diversa da lui: forte, raffinata, ribelle. Negli anni a venire, convivendo nella stessa casa, i due ragazzi passano dall’essere un po’ fratelli a fidanzati, ma non senza sofferenza. La famiglia li osteggia, in particolare il padre di Giulio, irascibile e deluso, che al figlio ha sempre preferito uno dei suoi amici: Bobo, veloce sulle moto e con le parole, che si sente un nuovo Rimbaud. Anche Stella è da sempre attratta da Bobo, ma il loro rapporto – intenso e altalenante – non si è mai trasformato in una vera relazione. 
Stella, alla perenne ricerca di qualcuno che la salvi da Bobo e da se stessa, pare aver trovato in Giulio il candidato perfetto. Eppure, a un passo dalle nozze, rinuncia alla tranquillità per inseguire l’emozione. 
https://www.bollatiboringhieri.it/


Lezione n. 43

Il Narratore

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Cosa significa narrare? La domanda è necessaria. Ma troppo spesso si sbaglia interlocutore. Domandare a sé stessi troppe volte quale sia il senso di ciò che si racconta può essere il sintomo di una patologia creativa diffusa: non sapere chi narra. Non è una patologia grave, si può rimediare. Basta spostare la domanda alla storia e non a sé stessi. La risposta poi arriva scrivendo e riscrivendo, e leggendo molto. Cercando di diversificare le letture e puntando all’obiettivo, come se le letture fossero esercizi di aerobica. Un buon allenamento è leggere l’esordio della triestina Francesca Zupin, Salvamento, da poco in libreria per Bollati Boringhieri. Per quanto riguarda la scelta e la gestione del narratore dentro una storia, è una lettura medicamentosa. Il romanzo ha una forza naturale, il narratore appunto. Il narratore sceglie cosa guardare e come farlo. Zupin, scrivendo, dimostra che è il narratore che sceglie la storia e non il contrario. In Salvamento lo fa in maniera netta, eppure non rigida. Lascia spazio all’immaginazione del lettore, una gran fortuna.

«Stella era come gli Unni, solo più elegante.»

Stella è la protagonista del romanzo, ma non il narratore. È la figlia della nuova compagna del padre di Giulio, un tredicenne, da poco orfano di madre, fisicamente gracile e intellettualmente un colosso. È lui che narra. Lo fa in maniera onesta, coinvolgente. lo fa in maniera inattendibile, perché di Stella, di cui narra la storia, è innamorato.

«Se sono perfetto, e perfetto vuol dire che indovino in maniera esatta quello che vuoi da me in un preciso momento- che ti ascolti; che ti guardi o che faccia finta di non vederti; che ti salvi o che ti lasci annaspare – se sono perfetto, va tutto bene. Ma appena sbaglio – e sbaglio vuol dire che non capisco quello che hai in testa o che, semplicemente, da un momento all’altro cambi idea – bum, crolla tutto.»

Dal momento in cui Giulio conosce Stella se ne innamora e la sua vita non gli appartiene più. Non gli appartengono i libri, che pure ama e sono una componente decisiva del salvamento che lega e slega i destini dei personaggi. Non è più sua la famiglia, la gioia, il padre, il dolore, Trieste, le merendine. Non gli appartengono le parole, che custodisce gelosamente in uno scrigno, dove ogni verbo, sostantivo, aggettivo viene ridefinito dallo sguardo di Stella. Tutto appartiene a lei.

«Proteggere (…) Gli angeli custodi – ognuno con la sua vittima da illuminare, custodire, reggere e governare – e i santi, che invece proteggono per categorie (…) a meno che tu non ne porti l’effige addosso, in un medaglione o su un santino nel portafoglio, e allora diventano custodi anche loro. Diventano solo tuoi.»

Anche salvamento è una parola di Stella, pensa Giulio abituato piuttosto a salvezza. Cos’è salvamento. È italiano? È legittimo usare questo termine? Per Giulio è l’amore, cioè un’esperienza opposta a quella del bagnino che ti viene a salvare se stai annegando. L’amore è buttarsi a mare senza saper nuotare, consapevoli che non c’è nessun bagnino nel raggio di chilometri. Tra loro poi arriva Bobo, poeta fascinoso e determinato, narratore del cuore di Stella e di Giulio. Saranno le sue mosse, imprevedibili per lo più, a influenzare le scelte dei quasi fratelli, quasi fidanzati, quasi adulti Giulio e Stella che conosciamo dal 1992 al 2018.

«E comunque, credimi, non avevo gli occhi davvero cattivi. Erano, piuttosto, chiarissimi e obliqui, eppure li avevo sentiti definire così fin da quando ero un bambino che stava sempre sui libri.»

Uno dei travagli più lunghi, quando si ha in testa una storia è capire a chi affidare il racconto. Molte storie non girano quando non si conosce il narratore. La narrazione è un’attività artigianale profondamente legata all’esperienza, e ciò ha molto a che fare con la scelta del narratore. Il filosofo e critico tedesco Walter Benjamin nel 1936 ha dedicato un breve saggio al sontuoso significato del narrare. Per Benjamin il senso della narrazione è facile da trovare. Basta capire chi è il narratore, quale ruolo riveste e che importanza ha nella storia raccontata. Tanto per citare solo una delle definizioni precise di Benjamin, il narratore è «l’uomo che sa orientarsi sulla terra senza avere troppo a che fare con essa». In Salvamento Giulio è un narratore caldo, attento, non sa che fine farà ma sa che questa fine la sceglierà Stella.

Rileggendo un classico tra i classici romanzi di formazione, Il giovane Holden, ci si chiede ancora una volta: chi racconta? Uno scrittore americano arrabbiato con il mondo che risponde al nome di J. D. Salinger o un ragazzino americano arrabbiato con il mondo che risponde al nome di Holden Caulfield?

La scelta del narratore è una scelta simile a quella operata dal fotografo, che deve decidere dove puntare l’obiettivo della sua macchina, isolando una porzione di reale attorno al quale porre la cornice dell’inquadratura. Quella decisione iniziale (ancor prima di tutte le intuizioni creative) è soggettiva e arbitraria, e in quanto tale determina il taglio e lo stile che contraddistinguono lo sguardo autoriale.

Nel romanzo, la cui struttura proteiforme è essa stessa un narratore fiero, la voce di Giulio lascia il passo a quella della diretta interessata, Stella, nei brevi capitoli che nascono e crescono come erba spontanea del libro. I capitoli si intitolano “I cinque minuti di Stella” e sono sette in totale. La ragazza parla in prima persona di sé, di Giulio, di Bobo, dell’amore e della sua inefficace capacità di salvare cose e persone. Lo fa con voce arrabbiata e indomabile, di cui riconosciamo i segni nel corpo e nel cuore del resto dei personaggi. Il salto di narratore non spiega, asseconda la mancanza di stabilità della storia, della vita, della narrazione. Se fosse lì a spiegare, sarebbe un errore noioso. Invece il narratore doppio funziona da “twist”, tempesta narrativa. E convince.

«Crediamo di essere capitati erroneamente in una vita estranea ma è quella che, tornando indietro, sceglieremmo ancora, inconsapevolmente, infinite volte. (…) O forse sì hai ragione, c’è sempre tempo per cambiare idea. Ma il tempo scade non appena ci pieghiamo alla lusinga di preferire chi ci protegge con l’affetto di chi ci destabilizza col desiderio. E il mio è scaduto.»

Piccola bibliografia per chi vuole scrivere

Walter Benjamin, Il narratore. Considerazioni sull’opera di Nikolai Leskov, Einaudi 2011
J. D. Salinger, Il giovane Holden, Einaudi 2014
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