Come si legge nel prologo del libro:
“Questa non è l’ennesima biografia su Percy Bysshe Shelley e nemmeno un saggio sul suo complesso periodo trascorso in Italia tra il 1818 e il 1822. È un percorso italiano che parte dalle parole e dalle sensazioni da uno dei maggiori poeti inglesi che tanto amò l’Italia e che ci porta attraverso paesaggi urbani e rurali dell’Italia di ieri e di oggi, con una particolarità: questo lungo viaggio è stato nuovamente percorso fisicamente per vedere continuità e fratture. È un viaggio nella storia e nella letteratura perché il paesaggio è fatto anche di suggestioni letterarie (…)”
Questo libro è un bellissimo cammino sulle tracce di Shelley, carico di suggestioni e riferimenti a luoghi precisi che hanno accompagnato il poeta britannico e la moglie nella nostra penisola.
Tiziano Arrigoni ha viaggiato, insieme al suo taccuino e alla sua macchina fotografica, sui passi di Percy Shelley visitando i luoghi e scoprendo gli itinerari battuti dal personaggio che ha ispirato da sempre la poetessa e traduttrice uruguayana Laura Chalar. Chalar è infatti una grande appassionata di Percy Bysshe Shelley e ha tradotto in spagnolo alcune sue opere.
I resoconti delle esplorazioni di Arrigoni, in via epistolare, hanno quindi raggiunto Laura Chalar in Uruguay. La narrazione si apre infatti con la prosa poetica redatta da Chalar, dando vita ad un connubio storico e biografico che si lega alla descrizione della bellezza dei paesaggi e della vita che si è svolta in questi luoghi.
Arrigoni, che ha fatto letteralmente questo viaggio in anni recenti, ci porta a spasso nel tempo e nei luoghi arricchendo il testo di immagini sia di tempi antichi, ma anche attuali e scattate da lui stesso.
L’autore ricerca nell’oggi le memorie di ieri e ci restituisce un senso di bellezza che spiega il perché del passaggio di certi artisti romantici proprio in quelle zone.
Va in angoli di paesi e di borghi dove ancora oggi si trova traccia di questi artisti, sia che vi abbiano abitato, sia che vi siano stati solo di passaggio.
Arrigoni ha costruito questo viaggio partendo proprio dai testi di Shelley e poi, Google map alla mano, è andato alla ricerca di testimonianze e curiosità per poi accompagnare il lettore dentro lo stesso viaggio, con l’occhio curioso di chi sta conoscendo una storia fatta di molti intrecci. Primo tra tutti l’intreccio con Byron, la cui presenza è costante durante tutto il libro, perché accompagnò e incontrò Shelley in molte di queste occasioni.
La bibliografia che Arrigoni ha usato per scrivere questo percorso, attraversando l’Italia dei giorni nostri alla ricerca di un’Italia del 1800, è ricca e stimolante. Ad un certo punto, incuriosita proprio da questa figura di Byron e dalla percezione di una vita che andava conosciuta meglio, ho sospeso la lettura de La bella giornata, per addentrarmi in Il servo di Byron scritto da Franco Buffoni e pubblicato da Fazi Editore. Il mio sembra un divagare, ma rimango invece attinente al viaggio con Shelley perché anche Arrigoni fa riferimento al libro di Buffoni. Mi colpisce molto questo “dietro le quinte” della vita agitata del poeta romantico Byron, perché racconta chiaramente di come sia stato orribile e disumano il trattamento riservato agli omosessuali nell’Inghilterra dell’800. Torture e pena di morte per chiunque fosse scoperto a compiere atti omosessuali. Si parla della gogna, della pubblica umiliazione, dell’impiccagione, motivi per cui Byron cercherà sempre di mantenere segreto il suo orientamento sessuale di tipo bisessuale.
Il suo servo Fletcher è innamorato del suo padrone ed è proprio lui la voce narrante del libro che ne dà il punto di vista. Come Hegel tratta la dinamica servo-padrone, così sono Byron e Fletcher: co-dipendenti l’uno dall’altro. Byron non lo ama, lo usa per soddisfare tutti i servizi di cui abbisogna, mentre Fletcher lo serve in silenzio con la passione di un caregiver oltre che di un amante. Si ritrova il tema del viaggio anche in questo libro, anzi ci sono tanti viaggi e tanti incontri, a ricostruzione di un percorso che rimanda cenni storici e politici, oltre che passi della biografia vera di George Gordon Byron che fu costretto sempre alla fuga, seduttore tormentato che dovrà fuggire dall’infamia ed emergere come poeta e scrittore dal carisma indiscusso.
Ed eccoci quindi alla fuga di Byron dall’Inghilterra e questa nostra Italia che accolse sia lui che Shelley, ed eccoci tornare al libro di Tiziano Arrigoni in collaborazione con Laura Chalar.
Anche Shelley si trova, per motivi del tutto diversi, in Italia: il territorio caro ad Arrigoni, che da sempre si mette sulle tracce di personaggi storici e ce li racconta come uno storico, grande amante dei viaggi in treno, appassionato di letteratura.
Anche io ho letto gran parte de La bella giornata. In viaggio in Italia con Shelley viaggiando dalla Toscana a Torino in treno. La lettura in treno è molto più intensa perché non ci si deve preoccupare di nient’altro. Pagina dopo pagina, fotografia dopo fotografia, rimando dopo rimando, non mi sono accorta delle ore che passavano. Ero, in effetti, in viaggio con Shelley. La sensazione finale è stata che il viaggio può e deve continuare, perché questo bel libro apre molti spunti dai quali partire per esplorare altri mondi. Consultando anche la parte bibliografica di In viaggio in Italia con Shelley si può godere di ulteriore nutrimento. Insomma un ottimo lavoro, curato senza dubbio da una mente curiosa e brillante, la mente di chi ci sta dicendo appena una minima parte di tutto quello che conosce. Lo consiglio a chiunque ami leggere le biografie ma ricerchi qualcosa di più della semplice storia di vita. A chi ama i viaggi, a chi si sente esploratore, a chi ama la poesia e la letteratura e anche a chi ricerca sempre qualcosa di nuovo.
Laura Bertolini
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