“La cultura serve a comprendere il mondo non ad imbalsamarlo, a vivere meglio non a sentirsi superiori, ma non sempre tutti sono nelle condizioni di poter accedere alla cultura.” L’ha scritto qualche tempo fa lo scrittore Alessandro D’Avenia che con la sua lezione-spettacolo su Giacomo Leopardi è riuscito a portare a teatro tantissimi giovani e adulti regalando loro un viaggio meraviglioso tra poesia e riflessioni di vita.
Ma non tutti riescono ad accedere alla cultura; e spesso non solo in termini economici. A volte bisogna avere la fortuna di imbattersi in qualcuno che ha una passione e che di quella passione ha deciso di farne la sua missione di vita scegliendo una singola azione da portare avanti. Un’azione precisa che, apparentemente, può sembrare semplice spesso determina una rivoluzione in chi la sta vivendo.
Ho scelto e raccolto la storia di tre idee diventate azioni. Tre progetti di singole persone o associazioni di persone che hanno visto nel libro e nella sua promozione un atto rivoluzionario. Infine ho aggiunto un progetto extra che mostra un’altra qualità del libro, la capacità di donare anche un aiuto concreto.
I progetti sono:
- Il Bibliomotocarro di Antonio La Cava
- La Biblioteca del Gufo di Elena Barbieri
- LegGo! Libraries on the road dell’Associazione Nessuno e tanti altri
Il maestro Antonio La Cava è un maestro elementare in pensione, di Ferrandina provincia di Matera, che nel 1999 ha inventato il Bibliomotocarro, un’ape adattata a biblioteca. L’idea nasce per richiamare l’attenzione su un problema (“ma veramente pensiamo di fare a meno del libro?”); con il passare degli anni è diventato l’indicazione di una possibile soluzione: una soluzione che è diventata addirittura rivoluzionaria. “Il libro, da sempre è considerato simbolo ed espressione di una cultura aristocratica, di pochi e per pochi, grazie al mezzo, il motocarro, umile, semplice, povero, lento, sta diventando (il libro) di popolo, di tutti e per tutti.”
Il Bibliomotocarro lo si può trovare in 14 piccoli paesi della Basilicata, cinque dei quali non hanno neanche una scuola. Il maestro si ferma solitamente nella piazza del paese e aspetta che si avvicinino i bambini e i ragazzi che possono prendere in prestito un libro senza doversi registrare, sulla fiducia, tanto sanno che il maestro tornerà e loro potranno restituire il libro e prenderne un altro.
Avendo 18 anni di vita il Bibliomotocarro ha distribuito tantissimi libri circa novantamila, ma quello che è importante per il maestro La Cava è suscitare reazioni come quella di una bambina che un giorno prendendo un libro disse “CHE BELLO FINALMENTE LO POSSO LEGGERE!”. “E allora sì che sei felice perché sai che quella biblioteca ha soddisfatto il desiderio di una bambina che voleva leggere proprio quel libro, sai che con il tuo progetto stai dando accesso alla cultura a chi per motivi diversi non riesce ad averlo in altro modo.”
Il maestro La Cava è sicuramente una persona capace di ascoltare, e quando poi sono i bambini a dare delle idee il maestro è pronto ad accoglierle subito e con entusiasmo. Un giorno un bambino gli ha detto: “E se ci fossero delle storie scritte da noi bambini?” “Bella idea!”, risponde il maestro. Così inventò il Libro Bianco, ovvero quaderni con copertine rigide colorate (rosse, blu e verdi) e pagine bianche all’interno che i bambini potevano riempire con le loro storie creando una vera e propria a più mani: un bambino inizia in un paese e poi un altro lo continua in un altro paese e così via fino a completare il Libro Bianco. Quei quaderni sono ricchi di emozioni e di storie di una generazione di bambini.
Elena Barbieri invece vive in provincia di Modena. Lei ha realizzato circa tre anni fa la Biblioteca del Gufo, una biblioteca diffusa organizzata in tante casette di legno verniciate di colore rosso. L’idea è nata per caso scovando il sito delle Little Free Libraries americane, ma per metter in atto il progetto ha aspettato un paio d’anni. L’occasione è stata la malattia di suo figlio che li ha costretti a mesi di isolamento. La biblioteca è servita come contatto verso l’esterno, visto che in casa non poteva entrare nessuno.
Il motto è “prendi un libro, lascia un libro”: chi vuole prende un libro gratuitamente e lo riporta, oppure può sostituirlo con un altro. Questo progetto, che all’inizio sembrava utopistico, ha generato un passaparola che ha permesso di raccogliere in circa 3 anni oltre 15.000 libri partendo da una base di 50 regalati da amici.
La Biblioteca del Gufo ha aperto altre succursali (per ora sono 10) nella zona dove vive Elena, ma anche una a Roma, zona Tiburtina!
“La soddisfazione più grande” dice Elena “è quella di vedere tanti bambini e ragazzi venire a curiosare tra i libri. Sarà perché sono gratis, sarà perché sono assolutamente liberi di prendere il libro che vogliono senza obblighi di tessere e tempi di restituzione, ma veramente sono tra i lettori più attivi. In tempi di crisi l’acquisto dei libri è sempre più difficoltoso. La Biblioteca del Gufo serve anche a questo: consentire a chi ama leggere di soddisfare le proprie esigenze in piena libertà, anche provando qualche genere letterario che non convince, avendo la possibilità di rendere i libri quando si vuole.”
Oltre allo scambio dei libri la Biblioteca del Gufo ha aperto anche il Magazzino dove vengono conservati i libri donati e si organizzano serate di presentazione libri con particolare attenzione agli scrittori locali per promuovere la cultura Km 0.
Il terzo progetto, conclusosi nel mese di marzo del 2016 a Torino, è sperimentale: LegGo! Libraries on the road a cura dell’Associazione Nessuno, in collaborazione con le Biblioteche Civiche Torinesi, Circoscrizione 8, Associazione Opportunanda, Ylda, GTT, Feltrinelli, Ospedale Le Molinette, IBM Tolino (sponsor tecnico). Un progetto finanziato dal bando Open della Compagnia di San Paolo.
L’obiettivo è di avvicinare nuovi pubblici alla lettura attraverso la realizzazione di punti di prestito libri e iniziative culturali in spazi non tradizionalmente destinati a questi scopi grazie alla partecipazione di soggetti diversi che hanno messo a disposizione risorse, competenze e spazi. I punti prestito sono stati ospitati da 3 posti strategici di San Salvario (l’Associazione Opportunanda per “senza fissa dimora”, la Stazione di Porta Nuova e l’Ospedale Le Molinette) per un periodo complessivo di quasi nove mesi offrendo un’ampia gamma di volumi messi a disposizione dal servizio bibliotecario torinese e selezionati in base alle esigenze degli utenti che hanno potuto scegliere tra prestito di libri cartacei, audiolibri per non vedenti, ebook con l’accesso al catalogo online delle Biblioteche Civiche Torinesi e servizio di prenotazione.
I pubblici sono stati quindi i frequentatori del centro diurno che abitualmente non frequentano le biblioteche; gli utenti di Porta Nuova: pendolari, studenti, lavoratori e famiglie che spesso non hanno il tempo di andare in biblioteca; e il personale e i pazienti dell’Ospedale Le Molinette.
Il progetto ha portato quasi 60 nuove iscrizioni in totale, 450 passaggi registrati presso il punto prestito di Porta Nuova, 450 passaggi registrati presso il punto prestito delle Molinette, 40 persone del centro diurno di Opportunanda.
Questo progetto ha permesso una partecipazione attiva alla promozione alla lettura e alla cultura di pubblici non avvezzi alla lettura volontaria o distratti dagli impegni quotidiani o anche impossibilitati economicamente o socialmente ad accedere alle strutture esistenti.
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Il progetto extra ha un bellissimo nome Libri Urgenti. Questo progetto è stato ideato da Luciana Littizzetto e Paola Mastrocola con l’idea di proporre delle letture selezionate al pubblico che frequenta lo spazio dei MagazziniOz a Torino. Nello spazio Emporio dei MagazziniOz è infatti possibile trovare pochi libri, una ventina al massimo, che cambiano ogni mese. Contro l’idea del troppo, contro l’idea che non tutto quello che è nuovo è bello, contro l’idea che bisogna leggere tutto, la Littizzetto e la Mastrocola hanno introdotto il concetto del libro urgente, del libro necessario. I libri sono stati tutti letti dalle promotrici e per questo suggeriti con partecipazione e consapevolezza.
In questo caso i libri si comprano, ma il loro acquisto ha un valore superiore a quello del prezzo di copertina perché il ricavato di quei soldi sostiene il progetto CasaOz, una casa diurna che accoglie e sostiene bambini malati e le loro famiglie. Quindi è possibile acquistare un libro necessario per sostenere un’urgenza più grande legata alla disabilità infantile.
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La cultura è per me un insieme di tante piccole azioni, come queste.
E ognuno di noi – se vuole – può creare con poco un gesto rivoluzionario.
Lea Iandiorio
P.S. La seconda vita di un libro è la migliore è una citazione di Erri De Luca che ho trovato sulla home page del sito della Biblioteca del Gufo.
E tu cosa ne pensi?