Tutto ha inizio nelle terre d’Egitto, terre che sanno di casa, di tradizione, di semplicità, ma anche di povertà, fame, ignoranza e di oppressione. La famiglia di Khalil ha un sogno, più forte di ogni barbarie, di ogni umiliazione e privazione: vivere. È un’energia forte che travalica i confini, alimenta la luce, la speranza, l’amore e i desideri; è ciò che tiene in vita il piccolo Khalil, è il dono più grande che riceve dai suoi genitori.

Romanzo di formazione scandito da un ritmo lento e da una nota poetica, cadenza e qualità proprie dell’evoluzione dell’animo umano. L’autore con delicatezza e rispetto traduce in parole e in immagini pregne di colore, di sapore e di suoni il dramma intrapsichico che il giovane protagonista vive: Khalil è solo un bambino, ciò che deve affrontare rischia di spezzare la sua esistenza, di trascinarla in un luogo psichico privo di affetti, di relazioni e di futuro.

Quello che fa Donato Di Capua in Il tempio di un soffio è prendere tra le mani il piccolo Khalil, nel momento più tragico della sua vita, accogliere il suo animo, terrorizzato, perduto e straziato, ma, nonostante la tenera età, tenacemente aggrappato alla vita. Lo accoglie in tutte le sue turbolenze, inoltrandosi con coraggio negli abissi scuri in cui è sprofondato: un solo colore, quello spaventoso del buio; un solo sapore, quello arido della salsedine; un solo rumore, quello del proprio cuore che rimbomba nel vuoto.

Nel nuovo paese, in cui il protagonista naufraga, gli incontri sono la chiave della sua sopravvivenza: da qui ha inizio una nuova vita per Khalil, è la sua rinascita ed è un’esplosione di sensazioni nuove, tutte da conoscere. Ciò che nella quotidianità diamo per scontato non è tale nel romanzo, ma diventa un’esperienza sensoriale e emotiva capace di nutrire l’anima. Le relazioni vengono scandite nelle loro svariate sfumature, ogni riflesso ha il potere di incidere nella psiche in maniera indelebile.

È un inno alla vita e alla bellezza che da essa può scaturire. Bellezza ancora una volta non scontata, che cresce insieme al protagonista, come il frutto di un tormentato processo di maturazione, della capacità di dare ascolto a ciò che intimo e sacro risuona dentro di sé. Dall’ascolto sintonizzato alle corde più profonde del proprio animo può originarsi una sinfonia complessa, potente e dinamica, capace di tenere insieme i ricordi e i progetti per il futuro, l’orrore e la bellezza, l’amore e la paura, tutto quello che siamo stati, che siamo e che saremo.

Martina Appiano

Per approfondire la conoscenza della casa editrice Les Flâneurs Edizioni, qui un’intervista di Marco Grasso.