Frédéric Beigbeder è scrittore, saggista, critico letterario, presentatore televisivo e regista francese. Insomma, un artista poliedrico capace di reinventarsi. Memorie di un giovane disturbato è il suo primo romanzo pubblicato da Vague Edizioni e costituisce una sorta di diario intimo rappresentativo di una società ormai perduta – o forse no? – in cui i giovani della Parigi bene si godono la vita essenzialmente lavorando poco e divertendosi molto.
Tra alcol, feste più o meno spregiudicate, relazioni sessuali passeggere e priorità totalmente superficiali, il protagonista Marc Marronnier descrive come un cronista appassionato, o forse semplicemente annoiato, ma con una penna pungente, schietta e cruda, senza il minimo filtro, la sua personale visione della vita.
La sua relazione con Victoire ormai giunta al capolinea e l’incontro-scontro in circostanze surreali con Anne, colei che diventerà la donna per la vita, in aggiunta alle scorribande in giro per Parigi e l’Europa (Praga, Vienna, Venezia) in compagnia degli amici più cari con cui è stata ideata la brigata dal nome I sogghignatori in Pantalone, segnano un percorso legato a stretto giro da un fil rouge musicale, completo di citazioni.
Una penna cinica e amaramente ironica che ricordano vagamente il Bret Easton Ellis di Meno di zero anche se l’omaggio del titolo è palesemente dovuto a Memorie d’una ragazza per bene di Simone De Beauvoir e al meno noto Memorie di una giovane ragazza disturbata di Bianca Lamblin.
Niente sconti sul linguaggio, niente censure ma soprattutto nessun imbarazzo nel confessare apertamente alcune riflessioni sull’amore, sulla vita di coppia e sul mantenimento della stessa.
In un centinaio di pagine scarse c’è molta vita e vitalità che traspare, un forte desiderio di non essere dimenticati, di non arrendersi al tempo che scorre inesorabile e alla paura della morte, paura questa a cui forse è dovuta tutta la spregiudicatezza dei ragazzi in questione.
Seguiamo con sguardo divertito e interessato l’evolversi della storia d’amore tra Marc e Anne, e fino alle ultime pagine non comprendiamo realmente il romanticismo – seppur lucido, concreto e non sdolcinato – di Marc, che afferma “Gli uomini temono la vita di coppia, per un’unica ragione: la paura della routine. Questa paura ne nasconde un’altra, quella della monogamia. Non riescono ad ammettere di poter stare per tutta la vita con la stessa donna. La soluzione è semplice: dev’essere casalinga e puttana, vamp e lolita, bomba erotica e vergine impaurita, infermiera e malata. Se la donna della vostra vita è innumerevoli donne, perché andare a cercare altrove? La vostra vita quotidiana cesserà allora di essere una vita di tutti i giorni.”
Ma questa è solo l’opinione di un uomo.
Valentina Marcoli
Per scoprire il mondo francofono di Vague Edizioni, leggi quest’intervista a cura di Angela Vecchione.
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