“È verità universalmente ammessa che uno scapolo fornito di un buon patrimonio debba sentire il bisogno di ammogliarsi.
Per poco noti che siano i sentimenti o le mire di un uomo di tal sorta, questa verità è così solidamente radicata nella mente delle famiglie circostanti, che subito, al suo primo apparire in una cerchia di vicini, egli viene considerato di diritto proprietà dell’una o dell’altra delle loro figliole.”
La sfrontatezza, l’ironia, l’argutezza del linguaggio, rendono l’incipit di Orgoglio e Pregiudizio uno dei migliori della storia della letteratura. La potenza di Jane Austen è in questo, nel saper catturare il lettore con poche parole, giuste, spietate, dritte al punto.
Il romanzo si apre d’impatto, come un sipario gli attori entrano in scena e si dà l’avvio alle danze. L’importante questione sull’arrivo del signor Bingley a Netherfield scuote la lenta vita di campagna dei Bennet: la madre di cinque figlie femmine ha come scopo quello di accasarle tutte, a qualunque costo. Il film di Joe Wright invece ci accompagna per mano fin dentro la tenuta dei Bennet, fra i suoi campi, i suoi animali, le lenzuola stese ad asciugare al vento, seguendo la nostra Elizabeth passo dopo passo, mostrandoci il suo punto di vista sulla sua famiglia. La dolcezza dell’incipit della pellicola si distacca dall’irriverenza di quello della Austen, la cui prosa ironica è inconfondibile.
Il ritmo incalzante del suo linguaggio segue i personaggi in un lungo spettacolo teatrale, una velocità della narrazione che corre senza intoppi fra balli, battute, lettere, confessioni, sofferenze d’amore, pregiudizi sociali e orgoglio. Uno studio dei personaggi quello della Austen che l’ha resa una maestra della letteratura a cui tutti poi hanno attinto. Le cinque sorelle Bennet, Darcy, il signor Bingley, Charlotte, il reverendo Collins, e molti altri, ognuno ha una sua caratterizzazione, ognuno in modo positivo o negativo lascia un segno nel nostro immaginario.
Keira Knightely porta sullo schermo una Elizabeth spigliata e dalla lingua tagliente, non distante da quella del romanzo a cui ci affezioniamo fin da subito. Elizabeth e Darcy sono i personaggi su cui la Austen punta la nostra empatia. Seppur scostante e orgoglioso, Mister Darcy ci appare pagina dopo pagina, minuto dopo minuto, sensibile, forte, intelligente, misterioso, affascinante.
Il film ci commuove per la sua storia, per i fili dell’amore che si spostano tra Jane, Lizzy, Bingley e Darcy, per il sentimento che percorre le scene, straziante e potente. Orgoglio e Pregiudizio è la parabola dell’amore vero, di quello agognato, per cui si lotta, si cede, ci si lascia travolgere.
“Devo confessare che la trovo la creatura più deliziosa mai apparsa sulla carta stampata e non so proprio come farò a sopportare quelli a cui non piacerà”, scriveva Jane di Elizabeth, uno dei personaggi più riusciti, non così lontana dalla sua stessa autrice. Spigliata, all’avanguardia seppur donna dell’800, povera ma intelligente e irriverente, Lizzy ricorda la stessa scrittrice impetuosa che si inoltra tra le parole del romanzo, così come la nostra eroina passeggia fra le strade di campagna, non si cura del giudizio altrui, non si lascia guidare dagli schemi sociali, ma è sempre fedele a se stessa, pur nel suo orgoglio e nella sua sofferenza. La sua ironia e la sua originalità, la sua lingua audace e il suo lato comico e sfacciato hanno incantato milioni di lettori e ispirato milioni di donne a non restare imprigionate tra i canoni prestabiliti del perbenismo. Una donna forte e indipendente, di cui Darcy non può che innamorarsi fin da subito, e da cui non può non essere completamente trasportato e trafitto.
Un gioco d’amore doloroso e consapevole che porta i due personaggi incarnanti l’orgoglio e il pregiudizio a crescere, mettere da parte le prime impressioni (titolo originario del romanzo), per mutare, trasformarsi e andare oltre quel velo di apparenza che li ostacola.
E in questo la pellicola è ben riuscita ad accompagnare il lettore nel lento cambiamento scandito dai diversi personaggi, nei colpi di scena, nelle gioie e nei dolori, nel caratterizzare una piccola comunità nobile e perbenista, prendendoci fin dall’inizio, anche grazie alla splendida colonna sonora di Dario Marianelli.
La Austen dipinge uno spaccato della società di campagna inglese dell’800, ne descrive le ipocrisie, le illusioni, le contraddizioni, attraverso personaggi ben studiati, come la sorella di Bingley, o, a livelli meno nobili, la madre di Elizabeth. Diverse qualità e difetti accompagnano ciascun personaggio per denunciare o criticare determinati soggetti della vita reale attraverso l’uso della letteratura. Nessuno come Jane Austen ha saputo descrivere con acume l’aristocrazia del suo tempo.
Il romanzo ha maggior respiro, capitolo per capitolo, la Austen si prende il suo tempo per soffermarsi sui dettagli, su altri personaggi ed eventi che nel film inevitabilmente vengono scartati e non approfonditi. Nove mesi, dall’autunno all’estate, lo stesso lasso di tempo che la scrittrice impiegò per completare il manoscritto è il periodo in cui si compiono i destini di Pemberly e Netherfield, delle sorelle Bennet.
Il lieto fine trionfa sulla disparità sociale, sul denaro, sulla povertà, sul pregiudizio stesso, sulle incomprensioni. L’amore diventa la chiave vincente per liberare i cuori di Lizzy e Darcy e concedergli il loro “e vissero felici e contenti”. Un lieto fine ben diverso da quello della realtà, della stessa Austen ma che alle volte è necessario per rinsaldare il nostro animo romantico. Oltre ogni previsione Elizabeth trova l’amore della sua vita e diventa la più ricca delle sorelle Bennet.
L’ultimo capitolo del romanzo ci accompagna nella vita dei due coniugi, nel loro amore consolidato, libero e felice, nel loro legame indissolubile. A differenza del film che tronca sulla proposta di matrimonio, lasciandoci a noi spettatori il compito di sognare la conclusione, di coronare il loro (e anche un po’ nostro) amore.
E per quanto la pellicola di Wright ci trasporti e ci lasci sgorgare qualche lacrima, il libro ci farà ridere, soffrire, piangere, emozionare, in tutto e per tutto. La Austen deve essere letta almeno una volta nella vita. È e sarà una scrittrice imprescindibile, una donna che parlava di donne e amava farlo.
Ilaria Amoruso
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