Oggi 22 marzo, per i cattolici e per la mia famiglia, è Santa Lea.

Di Lea fino a qualche tempo fa ne conoscevo personalmente solo una, mia zia, da cui si dice io abbia ereditato il nome. Negli ultimi anni ne sono nate tante altre. 

Ho sempre pensato che il mio nome fosse particolare, bello ma non comune, e il fatto che mia zia, nata negli anni ’50 in un paesino della Campania, avesse questo nome non usuale per essere del Sud, mi ha fatto venire la curiosità di capire il perché di questo nome e da dove arrivasse effettivamente.
Per mia zia so che il nome è stato scelto da mio nonno a caso guardando il calendario. Chi fosse “la prima” Lea, l’ho scoperto anni dopo leggendolo sull’Enciclopedia Treccani. Siamo nel IV secolo d.C., Lea era di famiglia nobile, rimasta vedova in giovane età, pareva che dovesse poi sposare un personaggio illustre, Vezzio Agorio Pretestato, chiamato ad assumere la dignità di console. Ma lei entrò invece nella comunità di Marcella, dove si studiavano le Scritture e si pregava insieme, vivendo in castità e povertà. Con questa scelta, Lea capovolse completamente modi e ritmi della sua vita.

Non essendo un nome molto diffuso (fino a qualche tempo ancora di più, come dicevo) mi sono sempre stupita di ritrovarlo in qualche libro. Così ho preso l’abitutidine di cercare libri con il mio nome e di leggerli e poi di raccoglierli in un luogo come questo.

Di 6 di questi libri ne ho parlato due anni fa, 4 di cui 3 li ho aggiunti recentemente e uno oggi. In tutti c’è una Lea protagonista.

Chi dite e chi tace, Chiara Valerio Sellerio 2024

Scauri, ultimo borgo laziale affacciato sul Tirreno, trasuda un’atmosfera indefinita, né bella né brutta, ma con un fascino tutto suo. Qui, negli anni Settanta, una donna elegante e misteriosa di nome Vittoria si insedia, accompagnata da una giovane ragazza, Mara, in un susseguirsi di dubbi e speculazioni. Vittoria, con la sua risata stridula e il suo distacco affabile, è un enigma per il paese, che tuttavia non riesce a resistere al suo magnetismo. La morte accidentale di Vittoria, trovata nella vasca da bagno, è accettata con rassegnazione dal paese, abituato a sopportare le disgrazie con silenziosa comprensione. Ma Lea Russo, avvocata con una vita apparentemente perfetta, è determinata a scavare nel passato di Vittoria. Ciò che scopre la spinge verso un’indagine dolorosa sull’identità, rivelando le molteplici facce della violenza e il costante mutamento delle persone e delle loro vite. 

È un libro per chi ama letture semplici e con un gusto retrò. Interessante il ritratto della provincia italiana. 

Storia della mia ansia, Daria Bignardi, Mondadori 2018

La protagonista scopre di avere un tumore e la storia si sviluppa proprio in quel momento della vita. Lea non si autocommisera, non piange (se non per il dolore che le procura una siringa infilata più volte nel braccio per prendere una vena), non si nasconde (se non per la paura di preoccupare l’altro). Intorno a lei poche persone: i figli che continuano la loro vita; il marito Shlomo; qualche vecchietto del paese di montagna; amicizie nuove con cui è più semplice parlare; un ragazzo, Luca, che sta vivendo il suo stesso dolore che la corteggia. Quello che è emerso in me è il mondo del dolore che la Bignardi mette in scena con tutti questi elementi. Lea ha un tumore, ma potrebbe aver perso una persona cara, o avere un’altra malattia o aver avuto in incidente. E lei potrebbe comportarsi allo stesso modo: sicura, capricciosa, ansiosa, allegra, triste, ma soprattutto egoista. Il dolore è egoista. Il dolore di chi lo vive è diverso da chi lo subisce.
Lea ha un marito, Shlomo, e un figlio loro; poi ci sono un altro figlio per entrambi avuti da altre relazioni. L’amore di Lea e Shlomo non è immediatamente comprensibile; la stessa Bignardi dice “Sono due che si amano ma che fanno fatica a stare insieme”. Sembra un po’ I can’t live with or without you! In realtà, io non ho visto questo. Io ho visto un legame che va oltre le parole, va oltre la presenza ossessiva. Un legame che è così radicato che quando la famiglia chiama, Lea non ci pensa un secondo a correre da loro e smontare un rifugio costruito per sé. Quando Lea è in ospedale, Shlomo c’è. È silenzioso ma ascolta, vede, lascia libera Lea. Sono una coppia libera, di pensiero. E io credo in questo tipo di amore.

È un libro per chi tiene tutto sotto controllo fino a quando la vita ti insegna che è solo un apparente controllo.

Lea va a scuola, Luca Lorenzini e Luca Pannese, con Alexandre Abrantes e Rodrigo Panucci Zanellato, Nord Sud Edizioni 2018

Questo albo illustrato per bambini racconta la storia di una bambina, Lea, con sindrome di Down. Lea vuole andare a scuola, ma apparentemente il suo percorso è segnato: una scuola speciale, degli amici speciali e in futuro, da grande una casa e anche un lavoro “speciali”. Ma Lea ha le idee chiare sul suo futuro e il suo presente. La strada che vuole percorrere non ha nulla di speciale e inizia dove inizia la storia di tutti i bambini: a scuola.
Questo libro l’ho comprato l’anno scorso sempre per la questione del nome, ma super contenta di averlo comprato e letto e fatto leggere alla mia bambina. I diritti d’autore del libro sono destinati interamente al CoorDown.

È un libro per chi crede che la diversità non sia un limite.

Chéri, Colette, Adelphi 2009

Questo romanzo è del 1920, apparso a puntate su un giornale francese. È la storia di Léa, diminutivo di Leonie, una nobildonna ricca, che ha una relazione con un giovane uomo, Chéri. Leggere questa storia ti fa capire cosa significa l’eleganza nella scrittura. È una sensazione che spesso ho con i libri francesi della fine dell’Ottocento, inizio Novecento. Il tormento dell’essere umano è il vero protagonista, ma raccontato sempre con grande rispetto. E l’altro messaggio che leggo: Amare, a volte, significa rinunciare. A volte.

È un classico che non invecchia.

Di Colette puoi leggere qui.

Equazione di un amore, Simona Sparaco, Giunti editore 2016

Un romanzo rosa, alla vecchia maniera. Leggendolo mi ha fatto venire in mente tutte le storie di Maria Venturi che ho letto da giovane donna: storie di amori e di conflitti. Storie di donne moderne come Lea di protagonista di questo libro. Alla fine di questa storia ti fai delle domande sugli altri. Quanto veramente conosciamo chi ci è accanto? Forse in profondità nessuno, neanche le persone più vicine per familiarità. Questo porta dietro un’altra verità ovvero morendo è quasi sicuro che lasciamo pezzi di ricordi di noi in persone che li custodiscono in solitudine senza poter condividere con altri momenti vissuti insieme per rispetto o per paura.

È un libro da regalare o far leggere a chi ama i bei romanzi d’amore, a chi crede che “certi amori fanni dei giri immensi ma poi ritornano”.

Il viaggio di Lea, Guia Risari, Einaudi ragazzi 2016

Lea è una bambina che cerca risposte. Lea e il suo gatto Porfirio fanno un viaggio “nella vita” per capire se si può sopravvivere al dolore e alla Morte. È una storia che ricorda atmosfere burtoniane da leggere tutto d’un fiato anche se non si è più ragazzi!

È un libro da regalare o comprare per figli, nipoti, figli di amici dai dieci anni in su. E anche a qualche adulto che ama le atmosfere dei film di Tim Burton.

Lea e l’elefante, Kim Sena, Orecchio acerbo 2017

Questo libro per bambini è innanzitutto bellissimo perché ha delle illustrazioni da sogno. Lea ha tutto e niente. Quel tutto serve a riempire il vuoto. Un giorno invita a casa sua un elefante che pian piano riempirà quel vuoto non solo fisicamente, anche nel cuore di Lea che scopre cosa voglia dire condividere le giornate con un amico.

È un libro da comprare per i proprio bambini o per chi è un grande appassionato di illustrazioni.

La bicicletta blu, Régine Deforges, Rizzoli 1985

Questo libro è il primo di una saga. Siamo alla vigilia dello scoppio della seconda guerra mondiale, la protagonista Léa Delmas bella e viziata figlia del proprietario di vigneti di Montillac, nel centro della Francia, innamorata di Laurent, che però preferisce sposarsi con Camille.
È un libro in cui è protagonista anche la Storia della Francia e dell’Europa nella prima metà del ‘900 con contraddizioni e riletture di episodi storici che non sempre ricordiamo. Questo libro l’ho letto anni fa e la sensazione che ricordo è di una scrittura sensuale e densa di fatti.

È un libro per chi ama le storie a puntate, le saghe, le storie alla Via col vento e le donne libere.

Lo Straordinario, Eva Clesis, Las Vegas 2018

A 37 anni Lea, un giorno, si ritrova senza lavoro e scopre che il fidanzato, con cui convive, la tradisce con una conosciuta in vacanza, così è costretta a cercarsi innanzitutto una nuova casa e poi, chissà, un lavoro. Trova una casetta curata in ogni dettaglio di proprietà di due anziani. Marta e Fulvio, così si chiamano i proprietari che la accolgono le spiegano che loro e altre due persone sono i quattro proprietari di tutto il complesso (composto da pochi altri edifici), una sorta di residence che si chiama “Lo Straordinario”. Lea non ci pensa due volte, anche se le domande che le vengono poste le sembrano un po’ strane (ma, pensa lei, forse vogliono capire meglio a chi stanno affittando la casa), e si trasferisce subito. Ma tutto quello che all’inizio sembra perfetto, quasi una svolta nella sua vita “sfigata”, in realtà è altro. Un mistero che la porta a fare una scelta “distopica”.

È un libro per chi ama le storie di mistero piene dense di parole.

Lea Garofalo. Una madre contro la ‘ndrangheta, Ilaria Ferramosca, Beccogiallo 2016

Un graphic novel d’attualità. Una storia di una madre e di una figlia. Lea è nata in luogo dove la ‘ndrangheta è presente nella vita di molte persone. E anche nella sua. Lea è una giovane ragazza che si innamora dell’amore che spera possa portarla via dal luogo dove vive e di un uomo che è la persona sbagliata. A un certo punto della sua vita sceglie di cambiare di nuovo per amore, per amore della sua bambina. Ma sempre l’amore, o quello che lei immagini che sia amore, la porta a tornare indietro e a essere uccisa da chi sperava fosse amata.

È un libro per quelle persone coraggiose ma che pensano di non esserlo.

Per approfondire la storia della ‘ndrangeta suggerisco questo libro.

Lea Iandiorio

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