È la letteratura straniera la mission della casa editrice Scritturapura. “Pubblichiamo contemporanea e classico-moderna e alcune, poche, opere italiane. Il nostro nome nasce da un’ambizione, quella da lettori, ed esprime il desiderio di imbattersi in alta letteratura, quella che non fa perdere tempo, ma al contrario segna, cambia la vita, la stravolge. “Pura” nel senso di intensa, forte, senza (troppi) compromessi”. Eva Capirossi e Stefano Delmastro presentano così una sfida iniziata venti anni fa. Al loro fianco, in prima linea, l’amico e professore Federico Faloppa. “Qualcun altro ci offre preziosissime collaborazioni durante le fiere. Direttore editoriale, direttore commerciale, ufficio stampa, magazziniere… i nostri ruoli si intrecciano e si sovrappongono. Quando si è così piccoli tutti devono sapere fare tutto”, sentenziano. “Il nostro catalogo – precisa con orgoglio – è frutto esclusivamente del nostro scouting nel mondo. Abbiamo un centinaio di titoli, in grande maggioranza si tratta di romanzi di scrittori molto affermati nei rispettivi paesi d’origine ma sconosciuti in Italia. Insomma, esordienti solo per il lettore italiano e provenienti da un’Europa che non coincide esattamente coi suoi confini geografici e politici. Romanzi degli ultimi vent’anni del novecento, diventati un must in patria e non ancora portati da nessuno nel nostro paese, o romanzi di scrittori della generazione che oggi ha tra i trenta e i cinquant’anni”. A occuparsi della comunicazione Bianca Piazzese e Chiara Cuttica.

Come inizia la vostra sfida editoriale?

Scritturapura editore aveva la sede legale e operativa a Villa San Secondo, un piccolo paese in provincia di Asti. Lo sguardo al mondo letterario, soprattutto quello del nord Europa, e le radici tra le vigne. Un movimento spontaneo di gente aveva preso in simpatia quel progetto e dava una mano per passione, senza pretendere nulla in cambio. Dopo qualche anno e diversi ricambi di persone, la casa editrice è entrata in una fase diversa, in cui doveva fare sul serio. Allora il fondatore, che nel frattempo aveva maturato altri interessi, ha ceduto il marchio a qualcuno tra quelli che avevano manifestato tutta quella passione ed è nata Scritturapura casa editrice sotto forma di società cooperativa. Nuova, ma è chiaro che, acquisendo il catalogo della vecchia casa editrice, che peraltro era il frutto condiviso del lavoro di tutti, ha ereditato anche l’impronta. Quell’impronta però ha cominciato a tracciare cerchi sempre più grandi, a percorrere distanze sempre più lunghe. In questi otto anni il piccolo gruppo di persone che ha lavorato sodo alla crescita della casa editrice ha continuato a crederci e a metterci tanta, tanta, passione, questo è sicuro.

Una scelta molto selezionata e non semplicissima da attuare. Quali sono stati i passaggi chiave che vi hanno fatto capire che eravate sulla strada giusta?

Di momenti significativi ce ne sono stati molti.  Il primo è stato l’incontro con gli scrittori turchi, un orizzonte bellissimo. Penso a Feride Cicekoglu con Non sparate agli aquiloni, la storia dell’amicizia in carcere tra un bambino e i prigionieri politici, oppure a Perihan Magden con Ali e Ramazan, una storia d’amore struggente e un segnale contro l’intolleranza omofoba e le ingiustizie della Turchia contemporanea. Ma in particolare penso a La Madonna col cappotto di pelliccia di Sabahattin Ali, un romanzo degli anni ’40 che in Turchia è un caso letterario e ha superato il milione di copie vendute. Un libro che ha visto una lunga battaglia sui diritti letterari perché nonostante avessimo noi acquistato i diritti a febbraio 2018 scopriamo che Fazi è in uscita col romanzo, in chiara violazione dei nostri diritti, di cui siamo ancora i detentori in esclusiva, sia pur per pochi mesi ancora. Da lì la nostra gentile ma ferma diffida a bloccare l’uscita e a rettificare, ossia a dichiarare sui suoi social e sul suo sito che solo Scritturapura ha i diritti di pubblicare La Madonna col cappotto di pelliccia. L’uscita viene bloccata (anche se sul web l’offerta resta, generando dubbio e soprattutto tanta attesa, vista la preponderante forza mediatica di Fazi rispetto a quella di Scritturapura) ma la rettifica non arriva. Ci vediamo allora costretti a fare una causa con procedimento d’urgenza e a maggio 2018 otteniamo ragione perché il Tribunale ordina a Fazi di fare la rettifica sui suoi social e sul suo sito e di mantenerla per 30 giorni. Certo, bisogna andare sul suo sito e nel menu cercare “eventi e news” per leggerla. Ma è stata comunque una soddisfazione morale. 

In questi anni la vostra linea editoriale è rimasta la stessa o avete cambiato qualcosa?

La linea editoriale nella sostanza non è cambiata, ma dalla pandemia in poi abbiamo rivolto lo sguardo maggiormente verso la narrativa italiana. Sarà stato anche perché era più difficile organizzare tour con scrittori di altri paesi o forse perché abbiamo cercato proposte dello stesso respiro dei nostri autori e autrici europei (Giorgio Bona, Massimo Miro, Cristiano Ferrarese, Chiara Laudani e Paolo Toso per citarne alcuni).

Poi ci siamo “lanciati” in alcuni esperimenti di catalogo come il libro esperienza Un anno a Tokyo dell’astigiano Marzio Broda, o la guida alternativa Torino Diabolika di Daria Testoni e del fotografo Paolo Ranzani che sorvola una Torino misteriosa in perfetto stile Diabolik (di cui ricorrono i 60 anni proprio quest’anno) o ancora il piccolo manuale Senza rotelle di Mario Ginevro, un grafico appasionato di bicicletta, che ha deciso di smontare il suo amato mezzo e di disegnarlo pezzo a pezzo, aggiungendo un sacco di aneddoti  sul pedalare… Tutti questi titoli hanno avuto una buona diffusione e sono stati ristampati due se non tre volte.

Come sai poi son ripartite le grandi fiere, la Buchmesse in primis. Questo ci ha permesso di riprendere a selezionare opere di autori internazionali. Siamo ripartiti con la Turchia con un nuovo titolo di Ahmet Umit Il nostro amore è un vecchio romanzo e presto usciremo con un romanzo dedicato al Grand Bazaar di Istanbul.

Cosa vuol dire essere un editore indipendente?

Esistere e resistere da vent’anni senza mai far parte di grandi gruppi. Scritturapura è una piccola casa editrice nata tra le colline del Monferrato prendendo ispirazione dalle realtà indipendenti inglesi e del Nord Europa. Ora gestita da un ristretto gruppo di appassionati di “storie dalle terre di confine” che vivono e lavorano tra Asti e Torino.

Cercare con coerenza di mantenere una linea editoriale che ha sempre voluto dar spazio a quegli autori presenti nei cataloghi europei più innovativi e irriverenti che per qualche – strana – ragione son rimasti sconosciuti per molti anni in Italia.

È successo con Robert Menasse, autore austriaco, da noi pubblicato nel 2008 con il titolo Don Juan de la Mancha. La riscoperta del piacere poi vincitore del Deutscher Buchpreis e finalista al Premio Strega Europeo con La capitale, poi pubblicato da Sellerio.
È successo con Sabahattin Alì e il caso editoriale de La Madonna col cappotto di pelliccia.
È ricapitato recentemente con Eva Gudrun Minervudottir, ora considerata come una delle migliori scrittrici islandesi, sconosciuta all’epoca del magnifico Il circo dell’arte e del dolore (2007) pubblicato da Scritturapura prima di altri due bellissimi titoli, e oggi divenuta ospite d’onore al Festival “I Boreali”, organizzato da Iperboraea che da poco ospita in catalogo il suo ultimo libro.

Ma tornando al nostro spirito indie, fin dall’inizio il desiderio era – ed è tutt’ora – quello di volgere lo sguardo all’orizzonte, pubblicando prevalentemente letteratura straniera, letteratura delle terre ai confini dell’Europa: dalla Danimarca e dall’Olanda, dall’Islanda e dal Portogallo, dalla Turchia e dalla Russia.
E qualche volta, perché no?, anche storie dal cuore dell’Europa, come da Germania, Svizzera e Belgio, e, di tanto in tanto, dal resto del mondo.

Ogni romanzo è una storia e anche una Storia: a latitudini diverse, donne e uomini, ragazze e ragazzi, declinano le contraddizioni e le magie dei loro Paesi d’origine, spesso rivelando tratti comuni, che li mostrano cittadini di uno stesso mondo. Storie in chiaroscuro per rappresentare la ricerca di libertà dei diversi popoli ma anche le profonde ambiguità dell’animo umano. Il tutto cercando sempre di mantenere un alto livello letterario.

Animato da grande passione, il nostro piccolo gruppo di lavoro sogna da sempre di viaggiare attraverso le storie spingendosi fino alle strade letterarie di Dublino, tra i bevitori di birra del Galles o i lapilli dei vulcani islandesi, continuando negli anni a frequentare la mitica Buchmesse di Francoforte, la London Book Fair o la fiera di Istanbul, e tessendo rapporti con gli Istituti di cultura di diversi Paesi e le agenzie letterarie più attente alle nuove voci europee

Come scegliete e selezionate i vostri autori?

La maggior parte dei nostri autori provengono da case editrici e agenzie letterarie che incontriamo alle fiere internazionali, cioè alla Buchmesse e alla Book Fair. Quello di Francoforte e quello di Londra sono due appuntamenti fondamentali. Certo però che il lavoro di tessitura dei rapporti, di selezione delle proposte, di raffinamento della ricerca deve essere costante. Trovare romanzi che sono nelle nostre corde, che rispettino quei canoni di letteratura “pura”, di storia forte, è un cammino continuo. Mentiremmo però se non dicessimo che un criterio è anche quello economico. Essere indipendenti significa poter contare solo su risorse proprie e, per una casa editrice piccola come la nostra, anche molto limitate. Scovare una perla e assicurarsela a poco prezzo fa parte della bellezza del nostro lavoro. Avere tanti soldi da spendere non significa necessariamente trovare la bellezza. Nemmeno averne pochi… ma certo lo stimolo è maggiore.

Scritturapura come promuove la sua attività e i libri dei suoi autori?

L’invasione, letterale, del mercato editoriale è un problema serio. I grandi editori possono manovrare il mercato producendo centinaia di titoli all’anno. In questa moltitudine anche il lettore più accorto fa fatica ad orientarsi. Trovare il libro che vale davvero, soprattutto se edito da un editore piccolo che fa fatica ad arrivare in libreria, quantomeno fisicamente e preventivamente, è un’impresa. Attenzione però, non sto dicendo che la grande casa editrice propone necessariamente letteratura scadente mentre quella piccola è sicuramente sinonimo di qualità.  Ma i grandi marchi e i raggruppamenti editoriali che fanno capo ad essi, pur essendo una percentuale minore degli editori totali, producono la stragrande maggioranza dei libri in commercio, e lo fanno più velocemente. I piccoli editori possono permettersi pochi libri all’anno e i loro uffici stampa non riescono quasi mai a raggiungere i giornalisti che scrivono le recensioni sui giornali. I promotori hanno meno chance di convincere i librai a ordinare libri di editori poco conosciuti e quindi è molto probabile che questo tipo di libri non arrivino sugli scaffali e non incontrino i loro potenziali lettori.

E quindi? Qual è la vostra strategia per arrivano ai lettori?

Il lettore dovrebbe capire che non è vero che il libro ha vita breve o brevissima e il librario dovrebbe tenere anche libri che hanno più di qualche mese, facendo una selezione sulla base della qualità e non solo dell’età. La nostra strategia è rivolgerci alle librerie indipendenti e spiegare loro la qualità di un romanzo anche se è uscito due o tre anni fa. La nostra strategia è parlare con i lettori alle fiere. La nostra strategia è investire nella rete degli editori indipendenti. La nostra strategia è la qualità. Servirà?

Carta e digitale: alla fine resterà in piedi solo uno dei due o crede che la convivenza sia possibile?

Direi che possono vivere e convivere entrambi i supporti, anzi l’importante è che le persone sia interessate a leggere e ascoltare storie. Perché oltre al libro tradizionale, all’e-book sempre nuovo spazio lo sta conquistando anche l’audiolibro e il podcast. Ci sono talmente tante narrazioni che vengono spacciate come vere che credo sia meglio ancora affidarsi alla letteratura per cogliere l’essenza delle cose..

Cosa avrebbe bisogno oggi una casa editrice indipendente?
Essenzialmente un più facile accesso al mercato. La distribuzione è strozzata, un imbuto. La promozione è fittizia, uno specchietto per le allodole per utilizzare un’espressione di stagione.

Ma quindi la passione e la tenacia basta per farcela su un mercato in crisi perenne?

Ha senso una società senza libri, senza lettori? Per noi no. Senza letteratura non c’è vita. Senza cultura non c’è acqua e si muore. E allo stesso modo senza bibliodiversità, senza scelta o con scelte pilotate dalle proposte di chi arriva per primo e da solo a occupare i pochi spazi in cui si parla di libri, c’è impoverimento, appiattimento, desertificazione.  Solo leggendo si conoscono i sentimenti, l’empatia, la tolleranza. Solo leggendo si impara a votare, ad esempio. L’umanità ha continuato a cercare i libri anche quando erano proibiti, al bando, al rogo. Oggi di libri ce ne sono tantissimi e sembra che nessuno li voglia. Ma io credo che siano in tanti quelli che invece continuano a cercare lì in mezzo i libri che desiderano. E ho fiducia che prima o poi li troveranno

È ottimista per il futuro?

Sono ottimista, sì. Salveremo la bibliodiversità. Se i lettori ci aiuteranno, cercando, anche, i titoli di editori indipendenti.

Intervista a cura di Lea Iandiorio

I libri di Scritturapura su Exlibris20:
Quasi quasi
Per non scomparire
Dove comincia la rivoluzione
Torino Diabolika
Se fosse
Un amore a Hydra. La storia di Leonard Cohen e Marianne Ihlen
Suite berlinese
Madame La Dostoevskaja